Civitacampomarano oltre i murales: una passeggiata al castello

Di questo borgo avrete probabilmente già sentito parlare per via dei suoi murales, fra cui la famosissima scritta Il Molise (non esiste) Resiste. Oggi vogliamo portarvi nuovamente qui, per una visita al castello di Civitacampomarano. Si tratta di un forte angioino che per tre lati è circondato dal centro abitato e dal quarto lato, quello esposto a sud, affaccia a picco sulla roccia offrendo una vista mozzafiato sulle colline molisane.

Il castello di Civitacampomarano

Un po' di storia

Il castello, che si erge tra i torrenti Mordale e Vallone Grande, rappresenta un monumento di grande valore storico per via della molteplicità dei suoi elementi architettonici che sembrano raccontarne le vicende susseguitesi nel tempo. Sebbene infatti non sia databile con certezza, è facilmente riconducibile all'architettura delle fortezze angioine, collocandolo nel XIV secolo durante il regno di Carlo d'Angio. È invece del XV secolo lo stemma della famiglia Di Sangro, che fu collocato nella facciata principale dopo il tradimento, da parte di Paolo di Sangro, nei confronti degli Angioini durante battaglia di Sessano del 28 giugno 1442. Dopo aver abbandonato al suo destino il ribelle Antonio Caldora Conte di Carpinone, Paolo di Sangro ottenne infatti il feudo come compenso da Alfonso I d'Aragona.

Un rinnovamento della struttura lo si ebbe nel Rinascimento, quando fu aggiunta una serie di archetti pensili che attraversa sia le due robuste torri cilindriche visibili dal lato ovest che le cortine murarie est ed ovest. Fu però nel XVIII secolo che la topografia del borgo cambiò notevolmente. Fino a quel momento, infatti, la fortezza era ben protetta dai suoi fossati e si trovava nella parte alta del paese. Nel tempo, però, il borgo aveva cominciato ad espandersi davanti al castello, dal lato apposto rispetto al primitivo insediamento, trovandosi così diviso in due: "Civita di sotto" e "Civita di sopra". Fu così che sul finire del secolo, nel 1795, gli abitanti delle due "borgate", esasperati da questa separazione, insorsero riempiendo il fossato per creare un collegamento tra le due parti e dando vida alla strada che oggi costeggia il castello dal lato nord.

Nel 1809 il castello fu venduto dagli eredi del duca Mirelli a Gactano Tetta, passando di mano in mano fino a divenire di proprietà del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nel tempo l'edificio è stato interessato da radicali interventi di consolidamento e di restauro che lo hanno riportato al suo antico splendore e il 2 maggio 1979, con Decreto del Ministero dei Beni Culturali, il castello di Civitacampomarano è stato dichiarato monumento nazionale.

La struttura

Il Castello di Civitacampomarano ha una pianta quadrangolare, con due torri angolari di forma cilindrica sul lato occidentale. Sulla facciata principale, quella cono lo stemma della familia Di Sangro, e sono ben visibili le aperture dove scorrevano le catene per il ponte levatoio. La disposizione piuttosto irregolare della pietra calcarea con cui la fortezza è realizzata contrasta visibilmente con la ricchezza e la bellezza degli altri elementi architettonici, come appunto le due torri, lo stemma e gli archetti pensili.

Attraversando i dodici gradini che portano al cortile, si viene accolti dalla Fontana del Fauno, di epoca incerta ma di origine Sannitica, decorata con figure zoomorfe e notevole sia per la fattura sia per lo stato di conservazione. Proseguendo la visita nella corte interna si possono visitare diversi vani adibiti nel tempo a varie funzioni come sale d'armi, sale per il corpo di guardia, cantine, granai, stalle, prigioni. Sono poi presenti una cisterna e un forno.

Visitare il castello di Civitacampomarano

La visita al castello è piacevole e molto fruibile, grazie ai pannelli informativi disposti lungo il percorso ed all'allestimento che permette di immergersi nella vita dell'epoca. Il Castello si trova in Via Vincenzo Cuoco 3 ed è raggiungibile a piedi. È aperto dal martedì alla domenica negli orari 9:15/16:30 con ultimo ingresso alle 16:00. Il biglietto è acquistabile direttamente lì oppure sul sito ufficiale, al costo di 5 €. L'ingresso è ridotto a 2 € per gli ospiti tra i 18 e i 25 anni ed è gratuito per i minorenni.

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Castello Pandone, una visita al forte di Venafro (IS)

A Venafro vi abbiamo portato spesso. Qui siamo infatti andati alla scoperta del Museo WinterLine, delle ambientazioni del film La Legge è Legge di Totò, e per gratificare il palato abbiamo scoperto i buonissimi V'Scuott (biscotti, o taralli) tipici della città. Oggi vogliamo tornare nuovamente a Venafro per una visita al Castello Pandone, un antico forte medievale che ancora oggi domina la città dall'alto.

Il castello Pandone di Venafro: dalle origini ad oggi

Venafro ha origini sin dalla preistoria e deve la sua importanza alla posizione geografica, che vede una pianura alluvionale difesa da due lati grazie al massiccio delle Mainarde e a quello del Matese. È proprio qui, nell'Alta Valle del Volturno, che si sono stabiliti i primi insediamenti in epoca preistorica e successivamente sannitica e romana. La posizione, inoltre, fu molto importante anche per il commercio, rappresentando uno snodo per il controllo della Campania e del Sannio, il che rese sempre molto desiderabile l'insediamento.

Se Pentri e Romani si sono succeduti sul territorio, edificando importanti opere pubbliche come il Santuario sul Monte Santa Croce, l'acquedotto e il teatro, fu solo sul finire del X secolo che si rese necessaria una fortificazione. Dopo essere diventata una sede ambita da personaggi illustri ed essere stata poi abbandonata in seguito alla crisi dell'Impero, Venafro fu ripopolata dai Longobardi, i quali dapprima si servirono dell'anfiteatro come struttura militare ma in seguito decisero di edificare un vero e proprio forte. Fu così che nacque il primo nucleo dell'attuale Castello Pandone.

La città vide poi susseguirsi Normanni e Angioini, divenendo feudo della famiglia Pandone sotto il dominio aragonese, a partire dal 1443. Nel 1528 Enrico Pandone fu giustiziato perché considerato reo di tradimento e da allora il feudo passò di mano in mano ma il forte rimase nella storia come Castello Pandone.

Migliorie nel tempo

Osservandone l'architettura, si possono ricostruire alcuni importanti passaggi storici che hanno segnato anche importanti ammodernamenti. È ad esempio il caso del fossato che vide la luce, assieme a tre grandi torri circolari a base tronco-conica, nel periodo angioino. L'ampliamento del fossato e la costruzione di una braga merlata sono riconducibili a Francesco Pandone che, nel periodo aragonese, decise di facilitare l'utilizzo delle armi da fuoco.

Il loggiato, il giardino e le decorazioni pittoriche del piano nobile sono invece di epoca rinascimentale mentre alcune decorazioni di gusto più moderno sono da attribuire alle famiglie che abitarono il castello tra il Cinquecento e i primi decenni del Settecento.

La visita del Castello Pandone

Il percorso

La visita al castello inizia dal loggiato, da cui si può godere di una spettacolare vista su tutta la valle. Una volta all'interno, si percorre il piano nobile dove si viene accolti da una ricca e pregiata decorazione ad affresco, il cui tema centrale è costituito da una serie di raffigurazioni di cavalli a grandezza naturale. Questi furono realizzati per volere di Enrico Pandone che ne possedeva una scuderia di circa trecento esemplari di varie razze che vendeva o regalava a personaggi illustri. Gli affreschi, attribuibili ad artisti ignoti e raffiguranti i cavalli preferiti da Enrico, sono quasi un unicum a nella storia dell'arte poiché sono stati realizzati su un veloce disegno preparatorio modellando le sagome dei cavalli in basso rilievo e in seguito affrescate. Ogni cavallo è ritratto con la propria sella ed eleganti finimenti, contrassegnati dal marchio a fuoco di Enrico e da precise annotazioni circa la razza, l'età ed il nome. La visita poi prosegue nelle diverse sale, ciascuna destinata ad una specifica funzione.

Nell'ultima parte del percorso è possibile visitare il Museo Nazionale del Molise, che offre un affascinante percorso attraverso la storia dell'arte pittorica molisana, dalla tarda antichità all'età moderna. Vi sono infatti opere medievali sia pittoriche che scultoree, opere rinascimentali di grande valore (come ad esempio il polittico in alabastro con scene della Passione di Cristo, realizzato da una bottega inglese), importanti quadri del XVII e XVIII secolo appartenenti alla Scuola Napoletana e pitture di genere tra cui spiccano nomi come Gaetano Cusati e Baldassarre De Caro.

Un viaggio nel tempo

Visitare il Castello Pandone non è solo l'occasione per apprendere qualche nozione di storia dell'arte: è un vero e proprio viaggio nel tempo. Ritrovarsi sul suo loggiato ad osservare il territorio circostante, immaginarsi come doveva essere la vita all'epoca, al riparo dai nemici dentro le mura, guardare negli occhi i cavalli affrescati a grandezza naturale... sono tutte cose che secondo il nostro parere rendono la visita entusiasmante e il castello una tappa da non perdere!

Informazioni utili per visitare il Castello Pandone

Il Castello Pandone si trova in Piazza Antonio De Curtis a Venafro (IS). È aperto dal martedì alla domenica dalle ore 08:15 alle ore 19:00, con ultimo ingresso alle ore 18:30. La prenotazione non è obbligatoria ma vi consigliamo sempre di controllare le disponibilità dal sito ufficiale.

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Visitare il Molise in 5 giorni? Itinerario consigliato e info utili

Lo scorso mese vi abbiamo proposto 3 percorsi tematici per chi desidera visitare il Molise in una breve gita di un giorno. Se volete visitare la regione ma avete a disposizione un po' più di tempo, è il caso di pianificare in anticipo le tappe così da godere al meglio della vacanza. Visitare il Molise in 5 giorni non è semplicissimo, considerando che è denso di luoghi di interesse e attività da fare, ma abbiamo cercato comunque di proporvi un itinerario praticabile senza stressarsi eccessivamente.

Il percorso per visitare il Molise in 5 giorni

In questo itinerario, che parte dalla costa per poi ritornarvi in un giro ad anello, abbiamo dato la precedenza alle tappe più note. Per renderlo fattibile non ci siamo soffermati sui numerosi musei sparsi nella regione ma abbiamo dato la precedenza alle passeggiate, con un percorso naturalistico ed un paio di siti archeologici. Ciò non toglie, ad ogni modo, che potreste personalizzare il vostro viaggio partendo da questo spunto per arricchirlo con i punti di interesse che preferite.

Ecco dunque la nostra proposta per una full immersion molisana!

Giorno 1

Si parte da Termoli. Sita sulla costa e facilmente raggiungibile dalla Statale 16, questa città è l'ideale per una passeggiata spensierata tra i vicoli del borgo antico. Se volete arricchire la tappa con un momento culturale, potreste recarvi al MACTE, il Museo di Arte Contemporanea, per un tuffo nelle quasi 500 opere appartenenti alla collezione permanente.

La gita prosegue a Campomarino dove, tra vicoli, murales e arte nella chiesa di Santa Maria a Mare, potrete passare un po' di tempo spensierati. Prima della prossima tappa vi consigliamo una sosta per mangiare. Se avete voglia di qualcosa di leggero potrete entrare in una delle macellerie della zona per acquistare un po' di pampanella. Se invece siete più affamati e avete voglia di sedervi prima della passeggiata pomeridiana che vi attende, potreste fermarvi da Hostaria Mammarita.

Nel pomeriggio si prosegue per Casacalenda. Qui potrete visitare la Riserva Naturale Regionale Bosco Casale gestita dalla LIPU. Dopo le strade assolate cittadine, una passeggiata nel bosco sarà assolutamente rifoccillante!

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Giorno 2

La prima tappa del nostro secondo giorno è Civitacampomarano. Girando tra le vie del paese potrete ammirare i tantissimi murales che adornano il paese, come quello famoso recante la scritta "Il Molise non esiste RESISTE". Tra un'opera di street art e l'altra, inoltre, potrete ammirare degli splendidi paesaggi dell'entroterra molisano.

A questo punto si prosegue per Campobasso. Qui potrete sbizzarrirvi tra i numerosi punti di interesse che la città offre, arricchendo eventualmente la vostra gita con una visita al Museo Sannitico o alla Pinacoteca di Palazzo Pistilli.

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Giorno 3

Il terzo giorno inizia con un po' di archeologia. Da Campobasso si parte infatti per gli scavi archeologici di Sepino, dove sarà possibile calarsi in una città romana passeggiando tra cardo e decumano. Terminata la visita, si potrà approfittarne per mangiare qualcosa nei punti di ristoro presenti sul posto.

Appuntato lo stomaco, è ora di levare l'ancora per la prossima tappa: il Santuario di Castelpetroso. Qui potrete lasciarvi affascinare dalle incredibili architetture neogotiche e dalla vista mozzafiato. Come ultima tappa della giornata, potrete recarvi ad Isernia e magari concludere con un pasto a base di ingredienti locali da Exixto - Osteria Molisana.

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Giorno 4

Anche il quarto giorno inizia con una tappa archeologica, seppure dedicata ad una popolazione diversa rispetto agli Antichi Romani. Si riparte infatti alla volta dell'area archeologica di Pietrabbondante, dove sarà possibile visitare i resti di un insediamento Sannitico per conoscere da vicino come viveva l'antica popolazione.

A questo punto si riparte per Agnone. Qui di cose da vedere ce ne sono moltissime tra cui, ad esempio, Pontificia Fonderia Marinelli o il Museo Storico del Rame. Ad ogni modo, se lo stomaco brontola, potrete fare un salto allo spaccio del Caseificio di Nucci per assaggiare qualche formaggio tipico ed eventualmente visitare il Museo di Arte Casearia e della Transumanza.

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Giorno 5

Per l'ultimo giorno abbiamo lasciato un paio di tappe più tranquille. Si parte infatti da Trivento, un bellissimo borgo medievale dove passeggiare in relax tra splendidi panorami. Si prosegue poi per il Santuario della Madonna del Canneto a Roccavivara. Qui potrete godervi un po' di pace ammirando le opere d'arte nella chiesa, lo splendido chiostro e i resti della villa romana.

A questo punto si parte per l'ultima tappa: Petacciato. Qui potrete ammirare il paesaggio dal belvedere, rilassarvi con un bagno nella ampia spiaggia, fare una passeggiata alla scoperta dell'argilla e, perché no, concludere la vostra vacanza in Molise con una cena a base di pesce da Mediterraneo.

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Oasi Lipu di Casacalenda: una passeggiata nella Riserva Naturale Regionale Bosco Casale

Avete mai sentito parlare dell'oasi LIPU di Casacalenda? Si tratta di un'area protetta nella provincia di Campobasso dove è possibile passeggiare lungo il percorso naturalistico per scoprire la flora e la fauna di questo luogo. Ricca di cartelli informativi che coinvolgono anche i più piccoli e con la possibilità di organizzare visite guidate e di gruppo, la Riserva Naturale Regionale Bosco Casale è senza dubbio una tappa consigliata per chi ama la natura.

Oasi LIPU di Casacalenda: il progetto

La Riserva Naturale Regionale Bosco Casale, oggi parte di Rete Natura 2000, nasce nel 1993 ed è la prima oasi naturalistica del Molise. Nel 1995 viene inserita nell'elenco ufficiale delle aree protette del Ministero dell'Ambiente e nel 2019 viene riconosciuta come Riserva Naturale Regionale. Oggi protegge 146 ettari di boschi, radure e zone umide e rappresenta un sito estremamente importante per la tutela della biodiversità. Essa infatti è un rifugio per 31 specie di animali considerati prioritari dalla Comunità Europea, come il Lupo Appenninico e la Salamandrina di Savi, e 55 specie di uccelli che vi nidificano.

Attualmente l'oasi è gestita dalla LIPU che applica un modello di gestione naturalistica orientato alla conservazione delle specie e degli habitat più vulnerabili. La LIPU, inoltre, svolge programmi di sensibilizzazione ed educazione ambientale, organizzando visite guidate, programmi didattici e di divulgazione.

Il percorso, tra giochi e scoperte

Il percorso è guidato dai cartelli che, oltre a offrire importanti informazioni, forniscono spunti per osservare l'ambiente circostante. Lungo tutta la passeggiata sono presenti giochi per i più piccoli, ideati con l'obiettivo di far conoscere loro la natura che li circonda.

Lungo il sentiero natura si trovano diverse strutture realizzate in primis con l'obiettivo di tutelare la flora e la fauna del luogo e anche con lo scopo di coinvolgere il pubblico. Oltre ad un punto per il bird watching e ad un'area didattica, si potranno osservare uno stagno, degli abbeveratoi per uccelli, rifugi per api e un simpatico rifugio dei gufetti. Il tutto sempre corredato da pannelli informativi con tantissime nozioni sugli abitanti del bosco.

Visitare l'oasi LIPU di Casacalenda

La Riserva Naturale Regionale Bosco Casale si trova in Contrada Macchia Puzzo, 86043 Casacalenda (CB) ed è aperta il sabato e la domenica dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 18:00. Se invece si desidera visitarla in orari diversi, è possibile telefonare al 347 625 5345. Il biglietto costa 3,00€ e la visita dura circa un paio d'ore.

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Cosa vedere in Molise in un giorno? 3 proposte di itinerario

A dispetto delle sue dimensioni ridotte, il Molise è una regione ricchissima di cose da vedere e da fare. E così, se si ha poco tempo per visitarla, può diventare complicato pianificare un percorso. In questo articolo abbiamo pensato di suggerirvi cosa vedere in Molise in un giorno attraverso tre itinerari, ciascuno pensato per diversi interessi. Nessuno dei tre è esaustivo, dal momento che per visitare la regione serve molto più di un giorno, ma è sicuramente una buona base di partenza per chi non sa da dove iniziare!

Ecco cosa vedere in Molise in un giorno

Bando alle ciance, ecco cosa suggeriamo per una vacanza di un giorno:

Itinerario 1: mare e Basso Molise

Questo percorso è pensato per chi vuole rimanere nella zona costiera, godere di un bagno al mare e mangiare buon cibo in tranquillità, il tutto senza rinunciare a qualche spunto culturale. Pronti? Si parte!

La nostra gita inizia la mattina (vi consigliamo di essere sul posto per le 9:00) alla spiaggia di Petacciato Marina. Costume da bagno alla mano, qui è possibile fare una passeggiata alla scoperta del terreno argilloso e passare qualche ora nell'azzurro di questa splendida spiaggia.

Prima che arrivi il caldo, e se lo desiderate dopo aver fatto una doccia nelle tante strutture disponibili, è il momento di prendere l'auto e dirigersi a Termoli. Qui è possibile fare una passeggiata per i suoi vicoli e spezzare la fame con un aperitivo o un panino in uno dei molti posti disponibili, come ad esempio Marea.

Una volta riprese le forze, si riparte alla volta di Campomarino per rilassarsi un po' passeggiando tra i murales e magari facendo uno spuntino con un bocconotto alla crema o un gelato.

A questo punto si parte per l'ultima tappa, ovvero San Giacomo degli Schiavoni. Qui, tra grotte e resti romani, si potrà passare qualche ora passeggiando ed immergendosi nella tranquillità di questo paesino fin quando a bussare non sarà la fame. E quando lo stomaco brontola, è il momento di terminare la nostra gita con una cena a base di pesce da Cian.

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Itinerario 2: arte e artigianato

Se siete amanti dell'arte e dell'artigianato, abbiamo selezionato alcune tappe per un excursus nelle arti molisane.

Si parte da Termoli alle 10:00 circa, con una visita al (MACTE). Qui sarà possibile osservare opere d'arte contemporanea della collezione permanente del museo e, in base al calendario, visitare le mostre temporanee.

Dopo la visita è il momento di riprendere l'auto e dirigersi a Tavenna dove, nella Piazza del Municipio, sarà possibile osservare il particolarissimo Museo dell'Arte del Tombolo e delle tradizioni.

A questo punto si riparte alla volta di Civitacampomarano, famosa per la sua street art. Sempre qui, si potrà cogliere l'occasione per spezzare la fame con un panino in salumeria, magari con della ventricina locale.

Una volta sistemato lo stomaco, è il momento di riprendere l'auto e dirigersi verso Campobasso. Qui sarà possibile visitare il Museo di Palazzo Pistilli per immergersi nella pittura degli ambienti napoletani e molisani dal Cinquecento al Novecento.

Dopo una passeggiata nel capoluogo, è il momento pensare alla cena. L'ultima tappa della nostra gita è infatti l'Osteria Molisana Existo, dove assaggiare prodotti locali in un'atmosfera decisamente piacevole.

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Itinerario 3: archeologia e Alto Molise

Il terzo percorso che abbiamo selezionato per voi è rivolto agli amanti dell'archeologia e delle passeggiate all'aria aperta.

Il consiglio è di partire sul presto, magari verso le 9:00, così da riuscire a visitare serenamente i vari posti. La prima tappa è la Cascata della Castagna: un percorso semplice a contatto diretto con la natura. Da qui, sempre rimanendo a Sepino, si prosegue la gita con una visita all'Area Archeologica di Altilia, dove per un paio d'ore ci si troverà immersi all'epoca degli antichi romani.

Tra un'area archeologica e l'altra, facciamo un salto nella Storia Moderna grazie ad un visita al Santuario di Castelpetroso. Divenuta uno degli edifici simbolo del Molise, la chiesa neo-gotica è una tappa da non perdere.

Cambiando epoca ma rimanendo in zona, si parte per la prossima tappa del viaggio: gli scavi archeologici di Pietrabbondante. Qui i protagonisti sono i Sanniti e le loro usanze, con un percorso di visita che si snoda tra i resti dei vari edifici.

Se la fame inizia a bussare, è il momento di proseguire per Agnone con una sosta allo spaccio del Caseificio Di Nucci. Tra stracciate, caciocavalli e altre leccornie, si avranno così le forze per continuare la gita. Sempre nella città, infatti, si prosegue con una visita alla Pontificia Fonderia Marinelli, dove scoprire l'antichissima arte della realizzazione delle campane.

A questo punto è il momento di ripartire alla volta di Roccavivara, dove si trova il santuario di Santa Maria Del Canneto. Dopo l'intensità delle tappe precedenti, qui sarà possibile osservare i resti archeologici presenti sul luogo e riposarsi godendo di un'incredibile tranquillità.

E dopo tutte queste camminate, è arrivato il momento di pensare alla cena. Prendendo nuovamente la macchina, ci si dirige verso l'ultima tappa della nostra Gita: l'Agriturismo Guado Cannavina a Capracotta. Qui, sarà possibile mangiare piatti tradizionali preparati con prodotti locali locali artigianali.

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San Martino in Pensilis: una passeggiata tra street art e paesaggi mozzafiato

Di questo piccolo paese sito nel Basso Molise, in provincia di Campobasso, vi avevamo parlato a proposito della pampanella e delle Carresi. Oggi torniamo a San Martino con l'idea di fare una passeggiata, di quelle che servono a rilassare lo spirito ritrovandosi in uno di quei posti in cui il tempo sembra essersi fermato.

Un po' di storia

Una delle prime attestazioni di questo luogo risale al Medioevo, nel XII secolo circa, quando si parlava di un centro fortificato sorto attorno ad una chiesa dedicata al santo vescovo Martino di Tours. L'aggiunta del nome "In Pensilis", adottata definitivamente con l'Unificazione del Regno d'Italia al fine di distinguere il paese dai numerosi omonimi presenti nella penisola, fu aggiunto in riferimento alla sua posizione geografica. Si tratta infatti di una forma erronea del latino "in pensili", che si riferiva alla presenza dei due pendii a nord e a sud su cui sorge il centro abitato.

Il possedimento, che subì ingenti danni e una riduzione demografica nel terremoto del 1456, passò di mano in mano fra i vari regnanti, tra cui gli Angioini, la famiglia aragonese D'Avalos e da ultimi i Borbone.

Ad oggi è un piccolo centro abitato con un centro storico ideale per una passeggiata in relax.

Cosa vedere a San Martino in Pensilis

Se si cerca nel web cosa vedere a San Martino, ci si potrà imbattere nelle numerose chiese, tra cui quella dedicata a Santa Maria in Pensili, nel Palazzo Baronale e nei resti della Villa Rustica, di cui vi parleremo in un'articolo dedicato. Quello che però ci ha colpito è il centro storico, con i suoi paesaggi e le inaspettate opere di street art che abbelliscono alcune delle costruzioni presenti.

Passeggiando per le vie del Centro Storico e in particolare lungo Via Delle Coste sarà possibile godere dall'alto di una vista sconfinata e molto bella che affaccia sul pendio a nord. Qui è stata installata anche una panchina gigante su cui salire per riposarsi o per scattare qualche foto. Sempre girando per il centro storico, si noteranno diverse costruzioni su cui sono state create opere di street art che arricchiscono la vista sposandosi perfettamente con l'ambientazione alla quale conferiscono un respiro di modernità. Il risultato è un luogo che appare senza tempo e nel quale poter passare un paio d'ore in totale relax.

La pampanella di San Martino

Se con tutto questo camminare vi è venuto un certo languorino, è decisamente il momento di assaggiare la pampanella. Trovare un posto dove acquistarla non sarà difficile, dal momento che ne vedrete praticamente in ogni angolo. Noi l'abbiamo assaggiata da Pampanella La Vecchia in Via Umberto Pace, 11 e la nostra votazione è assolutamente di 10 e lode!

Come raggiungere San Martino in Pensilis (CB)

San Martino in Pensilis è attraversata dalla SP40 che la collega a Termoli e Ururi e da una serie di strade secondarie che la collegano agli altri luoghi vicini. Purtroppo le strade non sono il massimo, specie in inverno, e per questo è consigliabile considerare sempre un po' più di tempo di quello previsto per raggiungerla. Se si scelgono invece i mezzi pubblici, sarà necessario recarsi al terminal bus di Termoli e prendere uno degli autobus in partenza da lì.

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Asparagi selvatici: una passeggiata nei boschi molisani

Se siete alla ricerca di idee su cosa fare in Molise, sappiate che la primavera è uno dei periodi migliori in cui godersi la regione. Le strade infatti tornano ad essere praticabili dopo il ghiaccio e la neve invernali e il clima temperato permette di passare le giornata all'aria aperta, all'insegna della natura e, naturalmente, del buon cibo! E così, una delle attività immancabili in questa stagione, è una passeggiata nei boschi alla ricerca degli asparagi selvatici.

Di zone dove recarsi ce ne sono davvero molte, anche perché la deliziosa pianta cresce davvero ovunque. Per questo non vi segnaliamo una zona in particolare ma ci teniamo a darvi due consigli. Il primo: perlustrate con attenzione la zona perché individuare gli asparagi in mezzo alla vegetazione non è facile. Il secondo, parimenti importante: fate attenzione ai cinghiali!

Boschi molisani dove trovare asparagi selvatici

Come individuare gli asparagi selvatici

Una volta indossati abbigliamento e scarpe comode, sarete pronti per partire. Ma come fare per individuare gli asparagi selvatici?

L'asparago cresce in prossimità di una pianta dalla forma particolare, conosciuta da queste parti come rocchia. Se all'inizio si potrà fare un po' di fatica a riconoscerla, una volta che avrete fatto l'occhio vi risulterà inconfondibile. Individuata la rocchia, tutto ciò che dovrete fare è osservare bene il terreno immediatamente vicino e cercare l'asparago che, con buona probabilità, è lì ad attendervi.

Per spezzarlo alla giusta altezza vi consigliamo di partire dal basso e salire pian piano testando la consistenza dello stelo: quando si spezza con facilità siete alla giusta altezza. Evitate di prendere asparagi troppo piccoli, così che possano crescere in attesa del prossimo cacciatore di asparagi selvatici!

Incontri inaspettati

Una coccinella in Molise!

Cinghiali a parte, nei boschi molisani ci sono tanti simpatici animaletti che potreste incontrare. Basta porre un po' di attenzione per vederli e rispettarli così da non infastidirli portandoli a scappare. Durante la passeggiata, il nostro incontro è stato con una coccinella!

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Cosa vedere a Campobasso: una passeggiata nel capoluogo molisano

Dopo una passeggiata nel capoluogo di regione abbiamo deciso di proporvi questo articolo su cosa vedere a Campobasso. Più che di una vera e propria guida, si tratta del racconto della nostra passeggiata. Un percorso non lunghissimo ma fitto di cose da vedere e che dunque potreste anche dividere in due giornate.

Pronti per partire? Ecco allora cosa vedere a Campobasso

L'arrivo

Visitare Campobasso in macchina non è secondo noi la migliore delle scelte. La viabilità, almeno per quel che riguarda i punti di interesse nel centro della città, è difficoltosa e ricca di strade strette, sensi unici e zone a traffico limitato. Per questo il consiglio è di parcheggiare il prima possibile e seguire il percorso scelto a piedi. In alternativa, è sempre possibile raggiungere il capoluogo con i mezzi pubblici per poi godersi la passeggiata senza lo stress del parcheggio.

Colazione dalla Pasticceria Iannetta

Essendo partiti da Termoli, dopo una buona oretta di macchina la nostra passeggiata non poteva che iniziare con la colazione. E cosa c'è di meglio di una pasticceria? Abbiamo così deciso di lasciarci tentare dalla ricchissima offerta proposta dalla Pasticceria Iannetta, quella famosa per il dolce tipico natalizio molisano Milk Pan. Tra dolci classici, dolci di influenza napoletana come le ricce e i fiocchi di neve, e dolci tipicamente molisani come i bocconotti, una volta superato l'imbarazzo della scelta siamo partiti carichi alla scoperta di Campobasso!

Le prime tappe per vedere Campobasso

La prima parte della passeggiata è quella che abbiamo percorso per raggiungere la Cattedrale. Lungo la strada, in maniera quasi casuale, ci siamo imbattuti nel Monumento ai Caduti di tutte le Guerre e nel monumento a Gabriele Pepe, esponente del Risorgimento e precursore dell'Unità di Italia, nell'omonima piazza. Ed è sempre in questa piazza che si trova la Cattedrale Santissima Trinità, fondata nel 1504 fuori le mura della città ma poi completamente ricostruita dopo il terremoto del 1805. L'attuale costruzione in stile Neoclassico fu eretta Cattedrale nel 1927. Sempre nella stessa piazza, dominata dalle forme imponenti della Cattedrale, è possibile ammirare il Palazzo della Prefettura e il Teatro Savoia.

Via Cannavina

Proseguendo nel percorso abbiamo potuto ammirare una delle vie più caratteristiche della città: via Cannavina. Si tratta di una delle arterie fondamentali della vita cittadina poiché la strada, anticamente chiamata Via Borgo, collega l'abitato moderno con il centro storico della città. Qui, oltre alle botteghe storiche che rendono l'atmosfera quasi fiabesca, si erge l'antico Palazzo Cannavina. Voluto verso i primi del Cinquecento dalla principessa Isabella di Capua, questo fu dimora dei feudatari e passò di mano in mano fino alla fine dell'Ottocento quando divenne di proprietà della famiglia Cannavina.

Superata via Cannavina, lungo la scalinata di via Chiarizia, sulla destra ci siamo imbattuti nella statua Fred Bongusto. E qui, con la scultura dedicata al cantante campobassano, qualche foto è d'obbligo!

Museo Sannitico

Proseguendo su via Chiarizia, sempre lungo la scalinata percorribile solo a piedi, siamo giunti in uno dei luoghi di interesse storico di maggior rilievo della città: il Museo Sannitico. Sebbene con i suoi oltre 130 anni di storia sia il museo più antico della regione, si tratta di un luogo curato ed estremamente fruibile. Schermi interattivi, copie tattili e giochi dedicati ai più piccoli fanno da cornice a quello che già di per sé, per la quantità incredibile di reperti e la loro datazione, è un vero gioiello ed una tappa immancabile. Per informazioni più dettagliate vi consigliamo di leggere il nostro articolo dedicato proprio al Museo Sannitico.

Museo di Palazzo Pistilli

Terminata via Chiarizia, sempre proseguendo lungo la scalinata, abbiamo percorso la Salita San Bartolomeo. Qui si trova un altro piccolo gioiello di interesse storico artistico: il Palazzo Pistilli con la sua pinacoteca. Frutto di oltre 50 anni di ricerca in lungo e in largo per l'Italia e l'Europa da parte del campobassano Michele Praitano e di suo zio Giovanni Ottavio Eliseo, la collezione copre in maniera soddisfacente un periodo che va dal Cinquecento al Novecento, con particolare accento sugli ambienti napoletani e molisani. Anche in questo caso, poiché l'argomento è vasto, abbiamo dedicato un articolo al Museo di Palazzo Pistilli dove potrete trovare curiosi aneddoti ed informazioni su orari e costi della visita.

Le ultime tappe

Una volta terminate le visite ai due musei, abbiamo continuato a salire (serve un bel po' di fiato per visitare Campobasso!) lungo via delle Rimembranze. Qui abbiamo dapprima incrociato la chiesa di San Giorgio che, risalente probabilmente al X secolo, è la più antica della città e forse la più antica della provincia. Eretta su quello che forse era un tempio pagano, la chiesa appare oggi come una costruzione in pietra con impianto e fregi in stile Romanico.

Prima di giungere al castello, ci siamo trovati immersi nell'atmosfera solenne del Sacrario. Qui, lungo una salita dedicata ai caduti delle due Guerre Mondiali, non si può rimanere impassibili davanti alla sacralità del luogo. Ogni pino reca infatti il nome, la carica e la data di morte di un soldato e, complici forse la quiete del luogo ed il panorama che si estende con una vista mozzafiato sulla città, abbiamo sentito la necessità di fermarci un po' in una sorta di mistica contemplazione leggendo ciascuno dei nomi incisi sul metallo delle targhette.

Il Castello Monforte

Ultima tappa di questa nostra passeggiata è stata il Castello Monforte che, con i suoi 790 metri s.l.m., svetta fiero sulla città. Sebbene al momento non sia visitabile all'interno per via del restauro in corso, arrivare fin quassù vale comunque la pena. Da qui è infatti possibile osservare l'intera città, sovrastati solo dall'imponente presenza del castello con le sue torri quadrate. In una di esse, inoltre è ospitata la Stazione Meteorologica di Campobasso dell'Aeronautica Militare, una delle più alte d'Italia. Di fronte al castello, infine, è possibile visitare la chiesa di Santa Maria Del Monte, nata come piccola cappella gentilizia ed utilizzata nel tempo come luogo di sepoltura delle famiglie feudatarie.

Cosa vedere a Campobasso: il percorso

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Cosa vedere a Ururi? Una passeggiata nel paese del Basso Molise

Chi segue il nostro blog saprà bene che in Molise sono presenti 4 paesi Arbëreshe, dove ancora oggi lingua e cultura albanesi sono ben radicate. E così, dopo aver parlato di Campomarino in questo articolo, vogliamo oggi portarvi alla scoperta di un altro di questi paesi con una piccola guida su cosa vedere a Ururi. Questo è un piccolo centro abitato dove, tra stradine antiche e cartelli in doppia lingua, sembra di trovarsi in un luogo senza tempo.

Un po' di storia

Cosa vedere a Ururi: murales dedicato a Giorgio Castriota Scanderbeg

La storia antica di Ururi è legata a quella della comunità albanese che, per sfuggire alle conquiste balcaniche da parte degli Ottomani, trovò rifugio nella penisola italiana.

Nove anni dopo il terremoto del 1456, infatti, gli albanesi in fuga si stabilirono nell'antico borgo costruito attorno al Monastero di Santa Maria in Aurole, ormai disabitato. Grazie alla loro presenza questo rifiorì ma, nel 1539 essi furono nuovamente scacciati, su richiesta dei larinesi che scatenarono un incendio.

Nel 1561 la proprietà tornò nuovamente ad un capitano albanese, Teodoro Crescia, a patto che questi ne migliorasse le condizioni e dietro pagamento di un canone annuo. Sebbene agli inizi del XVII secolo la concessione agli albanesi fu definitivamente abolita, la comunità Arbëreshe rimane oggi una delle più compatte in Italia. Una delle ricorrenze più sentite è sicuramente la Carrese, che si tiene ogni 4 maggio.

Cosa vedere a Ururi

Santa Maria delle Grazie

Passeggiando lungo le vie del centro storico si giunge a Piazza Santa Maria. Qui si trova la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, una struttura risalente al XII secolo ma poi completamente ricostruita in seguito ai numerosi eventi che hanno distrutto il paese. Oggi la struttura è visibilmente di impianto barocco, con la facciata tripartita che preannuncia le navate sormontate da volte a crociera ed un timpano con sopra la croce.

Il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale

Uscendo dal centro storico e percorrendo la Via Provinciale ci si imbatte nel monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Qui, oltre al monumento in sé, molto interessanti sono i due cannoni risalenti allo stesso conflitto. Su di essi sono ancora visibili dettagli come marca e modello ed alcuni residui di usura, riverniciati in seguito per evitare il deterioramento.

Come raggiungere Ururi

Arrivare ad Ururi in auto è molto semplice. Passando dalla Statale 16 si esce a Termoli e da qui è sufficiente percorrere la SS87 Sannitica fino all'uscita per Ururi. Per raggiungere il paese con i mezzi pubblici, invece, sarà necessario recarsi al terminal bus di Termoli e prendere uno degli autobus in partenza da lì.

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Visitare il Molise: una passeggiata a San Giacomo degli Schiavoni

Se siete in vena di visitare il Molise e avete voglia di una passeggiata non troppo impegnativa come quella alla Cascata della Castagna, vi consigliamo di fare tappa a San Giacomo Degli Schiavoni (CB). Si tratta di un piccolo paesino il cui centro abitato non offre grandi attrattive ma che, negli immediati dintorni, conserva delle grotte artificiali dalla particolare funzione, i resti di un acquedotto tardo medievale e i resti di una Villa Rustica Romana di età Repubblicana.

San Giacomo degli Schiavoni, una piccola tappa per visitare il Molise

San Giacomo si trova a pochi km da Termoli ed è facilmente raggiungibile in auto. Il centro abitato così come lo possiamo vedere oggi risale al XVI secolo ma i primi insediamenti della zona sono di epoca molto più antica. Il vecchio borgo sito in località Le Piane fu infatti raso al suolo dal terremoto del 1456 e solo mezzo secolo dopo, agli inizi del '500, fu ricostruito dagli Schiavoni, popolo di origine slava.

Le grotte artificiali

La prima tappa del nostro percorso riguarda le grotte e la fonte. Queste sono facilmente raggiungibili dal belvedere attraverso una scalinata piuttosto agevole. L'origine delle grotte è artificiale e la loro primaria funzione fu quella di ospitare le famiglie superstiti del terremoto. Furono infatti proprio queste a scavare le grotte nel tufo e vi abitarono, una famiglia per grotta, per qualche decennio. In seguito alla ricostruzione del paese avvenuta agli inizi del XVI secolo le grotte furono via via abbandonate ed utilizzate come ricovero per gli animali.

La fonte di San Giacomo degli Schiavoni

Proseguendo lungo il viale alla fine della scalinata che conduce alle grotte, si arriva alla fonte di San Giacomo. La sua costruzione, risalente al 1751, fu autorizzata dal vescovo per far fronte alla crescente necessità di acqua del paese. La struttura è in stile Romanico a quattro arcate e vi è incassata una pietra arenaria con inciso l'anno di costruzione ed una dedica alla Sacra Famiglia come benedizione all'acqua portatrice di vita.

I resti della Villa Rustica Romana

Per visitare i resti della Villa Rustica Romana si può scendere da Via Pozzo, Via VII Ottobre o da Viale Bosco. Tutte e tre infatti conducono ad una strada percorribile sia a piedi sia in macchina che porta ad un'altura sulla quale si erge l'antica villa Rustica. I suoi resti sono purtroppo recintati e visibili solo a distanza ma questo non impedisce di riconoscerne perfettamente la struttura. Tra costruzioni tipicamente romane come ad esempio le tabernae, inoltre, è ancora visibile qualche ambiente di epoca sannita e frentana.

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